




foto dal ponte (ChiaraN)
Non nuoto bene, non riesco a prendere il ritmo, un po’ di botte qua e là, ok quelle ci stanno però tra che non vedo niente in acqua perché è sporca, il cielo grigio che la rende ancora più nera, gli occhialini unti non è una delle partenze migliori. Prime boe e riesco un po’ a distendere la nuotata. Il percorso rettangolare prevede il passaggio sotto due ponti, ciascuno crea un po’ di ingorgo e relative botte. Per farla breve: tra che non sono mai riuscito a prendere bene il mio ritmo, tra che circa a ¾ di gara mi è venuto un crampo al polpaccio sinistro che mi ha fatto un po’ tribolare, non ho nuotato bene.
Esco dall’acqua guardo il cielo ed è ancora grigio, mi chiamano:”Gioviiiiiii”. Grande Chiara ce l’hai fatta, mi fermo per un bacio volante.
Ok Govo basta con queste fregnacce da finocchio, recupera la sacca e vatti a cambiare!
Entro nella tenda e mi siedo a fianco a una ragazza orientale. Via la muta, via il costume e pipino di fuori: oppala! Mi vesto da ciclista caccio tutto dentro la sacca, recupero la bici e via a pedalare.
Primi 7km agilissimi mentre mi mangio una barretta con calma e bevo dalla borraccia. Percorso iniziale di una decina di chilometri tutto cittadino con curve, ponti etc., molto bello. Sono contento si vede?
foto ufficale gara che non ho ancora acquistato (short arm)
Si pedala sul lungomare verso nord. Dopo una trentina di km si taglia verso l’entroterra ed è tutto un su e giù molto dolce per le campagne: si può fare della velocità. Rientro a Cope e fine dell’anellone da 85km da ripetere due volte con ultimo tratto in pavè. Siamo giustamente sfilacciati e si riesce a mantenere la distanza no draft, avanti ho un uomo con una Specializzed rossa e nera e con una sorta di K-Way allacciato che nei tratti controvento fa una vela mostruosa piuttosto inguardabile.
Il menù di oggi prevede:
panino A: prosciutto e Philadelphia nella tasca destra – seccato al 60esimo km;
panino B: prosciutto e Philadelphia nella tasca sinistra. – seccato al 120esimo.
Il meteo è migliorato, c’è il sole.
Ultimo pezzo in pavè, ci siamo comincio a sentire un gran vociare, è l’ora del secondo cambio. Il chilometraggio è preciso al metro. Scendo dalla bici e schiaccio il lap sull’orologio. Però…che gambina, adesso vediamo se ho fatto troppo l’asino oppure ne ho ancora per correre.
Recupero la mia sacca, solita tenda, solito cambio e solito nudismo a profusione. Esco dalla T2 e schiaccio di nuovo il crono. 7 ore esatte, oi vediamo come va a finire.
La maratona è bellissima, non c’è un metro senza tifo. Poco dopo il primo giro di boa incrocio un missile col body giallo-nero e gli urlo:”POOOOOL”, ci diamo il 5. Maial se va… Lungo il porto ci sono un sacco di navi militari, ci si passa a fianco. Non ci sono i km segnati, ma va bene lo stesso, corro a sensazione e mi levo il cardio perché fa troppa pressione sul petto e mi dà fastidio. Quando sento che sono stanco rallento e cerco di recuperare, quando sento che ne ho allungo appena appena il passo. Prima del secondo giro di boa ci sono un po’ di saliscendi non proprio comodissimi. Circa al ventesimo km Pol mi raggiunge, cerca di incitarmi a proseguire con lui, ma ha un passo troppo “aggressive” (poteva essere diverso?), amico sarà per la prossima volta, ma in questo momento sono in pitona pesa e a momenti non ti riconosco neanche. In mezzo a un casino di gente vedo Chiara che mi viene incontro sono al 28esimo, è al telefono con mio papà, dico “ciao” e poi “ultimo giro, ci vediamo fra un po’”. Ovviamente ora sono carico e la pitona se ne è andata. Mi ripeto più volte: “Govo corri bene”, probabilmente lo dico anche ad alta voce. Arrivo all’ultimo giro di boa e comincio ad allungare. Ultimi 4km mi sento bene, la gamba reagisce. Salto l’ultimo ristoro (scusa coach) ed entro nell’area della finish line.
foto arrivo 1 dalla tribuna (ChiaraN)
C’è un tifo pazzesco, mai visto una cosa simile. Sono carico come una mina. Ultimi 5 metri alzo le braccia al cielo e caccio un urlo liberatorio più forte che riesco.
look 486 sulla linea M2 con portaborraccia multiuso
Arrivato in Amager Strandpark mi si presenta davanti una scena quasi apocalittica. Direi che le foto parlano da sole. Mi danno un telo di plastica per coprire la bici e tanti saluti.
Torno a casa completamente fradicio: pantaloni, giubbino, scarpe, tutto.
Fortunatamente una serata in piena atmosfera hyggelig riesce a distendermi e a riscaldarmi in vista del giorno dopo. Pioverà, non pioverà? Ci penserò quando sarà ora, tanto ho la barba che mi protegge.