Sabato 27 settembre presso l’auditorium del Centro Culturale Candiani a Mestre ho partecipato al masterclass di Pietro Tonolo, personaggio tanto interessante quanto singolare. Uno dei migliori in circolazione.
Prendendo spunto da un tema attuale come quello dell’ecologia, Pietro ha voluto trasferire i concetti di spreco, riciclaggio e ottimizzazione delle risorse a quello che è il mondo della musica e nel caso particolare del jazz. Questa introduzione e questa impronta che l’artista ha voluto dare alla seduta devo dire che ha quantomeno spiazzato tutti(pochi per la verità) i partecipanti.
Il primo input fornito è stato il ribaltamento del concetto di rapporto fra musica e silenzio. Se infatti si può pensare alla musica come un “riempimento” (passatemi il termine) del silenzio e del vuoto, in mondo dove tutto è a protata di mano, tutto è sempre tanto, troppo, troppe note, virtuosismi, ritmi e via discorrendo il silenzio può essere veramente inteso come riempimento della musica. L’esempio su un brano di Ahmad Jamal dove il tema viene sovente interrotto proprio laddove l’ascoltatore si aspetta il chiudersi o l'apice di una frase. In questo modo si viene inevitabilmente portati ad un'attenzione e ad un coinvolgimento maggiore nello svolgersi del brano.
Prendendo spunto da un tema attuale come quello dell’ecologia, Pietro ha voluto trasferire i concetti di spreco, riciclaggio e ottimizzazione delle risorse a quello che è il mondo della musica e nel caso particolare del jazz. Questa introduzione e questa impronta che l’artista ha voluto dare alla seduta devo dire che ha quantomeno spiazzato tutti(pochi per la verità) i partecipanti.
Il primo input fornito è stato il ribaltamento del concetto di rapporto fra musica e silenzio. Se infatti si può pensare alla musica come un “riempimento” (passatemi il termine) del silenzio e del vuoto, in mondo dove tutto è a protata di mano, tutto è sempre tanto, troppo, troppe note, virtuosismi, ritmi e via discorrendo il silenzio può essere veramente inteso come riempimento della musica. L’esempio su un brano di Ahmad Jamal dove il tema viene sovente interrotto proprio laddove l’ascoltatore si aspetta il chiudersi o l'apice di una frase. In questo modo si viene inevitabilmente portati ad un'attenzione e ad un coinvolgimento maggiore nello svolgersi del brano.
Suonare poco, oppure suonare con poco…
“provate a suonarmi qualcosa con quattro note…”
Si avrà così maggiore coerenza in quello che si fa, un maggiore sviluppo ritmico, una ricerca compositiva più accurata e soprattutto ci si libera degli automatismi delle dita.
Finita questa prima parte, cercando di rimanere in tema “ecologico” su come poter far stare anche il due nel tre o il tre nel due (sono sicuro che anche se è contorto qualcuno capirà) siamo stati messi di fronte a qualche piccolo esempio di poliritmia… e qui sono stati dolori.
La seconda metà del seminario, ha toccato temi (che personalmente trovo davvero affascinanti) su come si può arrivare ad assimilare un brano…
“notate bene assimilare quasi a livello fisico, non memorizzare”.
Stati mentali, alfa, beta, gamma etc. e come arriva a funzionare il cervello in questi frangenti.
“notate bene assimilare quasi a livello fisico, non memorizzare”.
Stati mentali, alfa, beta, gamma etc. e come arriva a funzionare il cervello in questi frangenti.
Purtroppo diverse domande sono rimaste appese al loro punto interrogativo e senza risposta. Questo ha suscitato fra i più curiosi un po’ di malcontento.
Alla fine siamo stati congedati con un:
“suonate qualcosa di bello: sempre. Anche solo una scala cromatica, ma che sia bella!”
Ringrazio Federico Arcudi per aver organizzato questo evento: “Grazie Man!”.
In questa occasione ho conosciuto anche Frank “big sound” Ranieri e Fabio, ciaoooooooo!
1 commento:
Complimenti Giovanni, finalmente riesci a dedicare spazio a questa tua passione artistica.
Stefano
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