lunedì 29 settembre 2008

Ecologia e improvvisazione?


Sabato 27 settembre presso l’auditorium del Centro Culturale Candiani a Mestre ho partecipato al masterclass di Pietro Tonolo, personaggio tanto interessante quanto singolare. Uno dei migliori in circolazione.
Prendendo spunto da un tema attuale come quello dell’ecologia, Pietro ha voluto trasferire i concetti di spreco, riciclaggio e ottimizzazione delle risorse a quello che è il mondo della musica e nel caso particolare del jazz. Questa introduzione e questa impronta che l’artista ha voluto dare alla seduta devo dire che ha quantomeno spiazzato tutti(pochi per la verità) i partecipanti.

Il primo input fornito è stato il ribaltamento del concetto di rapporto fra musica e silenzio. Se infatti si può pensare alla musica come un “riempimento” (passatemi il termine) del silenzio e del vuoto, in mondo dove tutto è a protata di mano, tutto è sempre tanto, troppo, troppe note, virtuosismi, ritmi e via discorrendo il silenzio può essere veramente inteso come riempimento della musica. L’esempio su un brano di Ahmad Jamal dove il tema viene sovente interrotto proprio laddove l’ascoltatore si aspetta il chiudersi o l'apice di una frase. In questo modo si viene inevitabilmente portati ad un'attenzione e ad un coinvolgimento maggiore nello svolgersi del brano.

Suonare poco, oppure suonare con poco…
“provate a suonarmi qualcosa con quattro note…”

Si avrà così maggiore coerenza in quello che si fa, un maggiore sviluppo ritmico, una ricerca compositiva più accurata e soprattutto ci si libera degli automatismi delle dita.

Finita questa prima parte, cercando di rimanere in tema “ecologico” su come poter far stare anche il due nel tre o il tre nel due (sono sicuro che anche se è contorto qualcuno capirà) siamo stati messi di fronte a qualche piccolo esempio di poliritmia… e qui sono stati dolori.
La seconda metà del seminario, ha toccato temi (che personalmente trovo davvero affascinanti) su come si può arrivare ad assimilare un brano…
“notate bene assimilare quasi a livello fisico, non memorizzare”.
Stati mentali, alfa, beta, gamma etc. e come arriva a funzionare il cervello in questi frangenti.

Purtroppo diverse domande sono rimaste appese al loro punto interrogativo e senza risposta. Questo ha suscitato fra i più curiosi un po’ di malcontento.

Alla fine siamo stati congedati con un:
“suonate qualcosa di bello: sempre. Anche solo una scala cromatica, ma che sia bella!”

Ringrazio Federico Arcudi per aver organizzato questo evento: “Grazie Man!”.

In questa occasione ho conosciuto anche Frank “big sound” Ranieri e Fabio, ciaoooooooo!

venerdì 19 settembre 2008

I sette principi del Bushido


義, Gi: Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

勇, Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.

仁, Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.

礼, Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.

誠, Makoto o 信, Shin: Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.

名誉, Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.

忠義, Chugi: Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.

martedì 16 settembre 2008

Ciao Mr. Gig in the Sky


Era il 17 settembre del 1994 quando insieme a Ferruccio detto "Petru" andai a vedere lo storico gruppo britannico a Modena in quello che è stata la loro ultima data in Italia nonchè la loro ultima tournee. Ricordo una giornata memorabile e vissuta alla "grande". Partiti presto alla mattina, qualche panino nello zaino e sicuramente alcune birre calde e di pessima qualità e tante sigarette. Eravamo riusciti a metterci quasi a ridosso del palco, in un'ottima posizione. Fu uno di quei concerti che non si dimentica nella vita, uno dei grandi eventi.

"...La tanto sospirata reunion dei Pink Floyd non potrà esserci mai. Ieri mattina la famiglia ha annunciato la scomparsa la notte scorsa, nella propria abitazione e «dopo una breve lotta contro il cancro», di Richard Wright, il sessantacinquenne tastierista dell'amatissima, leggendaria band britannica da anni divisa da conflitti di Ego: da una parte, solo e altero, sta Roger Waters autore di tutti gli anni migliori della maturità del gruppo; dall'altra, proprietari del nome, David Gilmour il raffinato, magnifico chitarrista, Nick Mason il batterista e biografo del gruppo, e appunto Richard Wright, personaggio di carattere appartato, pianista un po' soffocato dalle enormi personalità che lo circondavano, ma parte importante in almeno «The Dark Side of the Moon», per il quale scrisse «The Great Gig in the Sky» e «Us and Them»; era assai attivo negli impasti vocali.

Wright era membro fondatore dei Pink Floyd, parte di quel gruppetto che (Barrett a parte) studiava nel 1964 architettura alla London's Regent Street Polytechnic School; con i compagni, aveva partecipato ai progetti Sigma 6 e The Architectural Abdabs nell'anno successivo. Si sa che fu poi il nuovo venuto Syd Barrett a coniare il nome Pink Floyd, ispirandosi ai due numi tutelari Pink Anderson e Floyd Council, e ad imprimere la svolta psichedelica nel giro di un paio d'anni.


Come si vede, il nome di Wright finisce per accompagnare le peripezie della celeberrima formazione. Egli tornò nei Pink dopo che Waters se n'era andato, chiamato come collaboratore dagli altri per «A momentary Lapse of Reason»; e tornò membro effettivo solo per la lavorazione di «The Division Bell»: è noto che non sono questi dischi, dal divorzio di Waters in poi, che continueranno a brillare nella storia della band. Wright è stato pure autore solista, con alcuni album: il primo, "Wet Dream", uscì nel '78, proprio durante i primi screzi con Waters....

Tante azioni legali per il possesso del nome, e odi definitivi, si stemperarono verso l'inizio del secolo con l'incontro casuale dei tre Pink con il bassista, durante una passeggiata sulla spiaggia a Moustique: e nel luglio del 2005, per il Live 8, ci fu quel piccolo, delizioso e indimenticabile cameo dei quattro sulla scena di Hyde Park. In tutti questi ultimi anni, Wright ha continuato ad accompagnare Gilmour nei suoi concerti solisti. Da tempo, i diplomatici del rock erano al lavoro per ricucire la possibilità di una riunione piena dei componenti. Sembrava quasi fatta. Ma ora Wright ha scompigliato lui, con la sua improvvisa partenza, le regole del gioco. ..."

giovedì 11 settembre 2008

Giro di Vento di Andrea De Carlo


E' il primo romanzo di Andrea De Carlo che leggo e personalmente l'ho trovato molto ben scritto e di rapida lettura. A tratti reale e a tratti grottesco il racconto descrive due realtà molto diverse che si trovano a dover convivere forzatamente per un week end e finiscono inevitabilmente a confrontarsi e a sostenere l'uno contro l'altro i propri stili di vita, le proprie idee e i proprio principi.

La trama:
Due uomini e due donne, professionisti di successo e amici di vecchia data, partono da Milano un venerdì pomeriggio insieme a un agente immobiliare, per visitare in Italia centrale alcune case di campagna che vogliono comprare e ristrutturare. Ma quando sono quasi arrivati a destinazione si perdono in una zona isolata di colline boscose, e la macchina su cui viaggiano finisce in un fosso. A peggiorare le cose, i loro telefoni cellulari non hanno copertura, sta calando la notte e comincia a piovere. Dopo avere vagato al buio con crescente angoscia, i cinque scorgono le luci di una casa abitata. Qui vengono accolti e rifocillati, ma i loro ospiti sono i superstiti di una comunità autosufficiente che ha tagliato ogni legame con il mondo. Poi gli amici fanno una seconda scoperta sconcertante: la casa in cui si trovano fa parte del nucleo rustico che volevano comprare, e che è stato occupato abusivamente dagli attuali abitanti. Il conflitto che nasce inevitabilmente tra i due gruppi si accentua il giorno dopo, quando una serie di incidenti impedisce ai cittadini di andarsene. La breve convivenza forzata di persone tanto diverse ha l’effetto di incrinare legami, demolire sicurezze, mettere in discussione ogni scelta e convinzione personale, in un crescendo di tensione a cui nessuno riesce più a sottrarsi. Di capitolo in capitolo il punto di vista si sposta quasi impercettibilmente da uno all’altro dei cinque protagonisti, in un’alternanza di registri ironici e drammatici che seguono il filo di una trama tesa. Giro di Vento parla in modo estremamente diretto, a tratti spietato e a tratti commosso, di come siamo noi oggi: delle nostre aspirazioni e contraddizioni, dei nostri rapporti d’amicizia e d’amore, delle nostre manie, delle nostre paure, dei nostri sogni.

mercoledì 10 settembre 2008

Curiosi


Per i più curiosi e, aggiungo io, anche "perniciosi", che continuano a chiedermi:
"ma lunedì pomeriggio dov'eri, perchè non c'eri, come mai fino a Torino etc.".

Sappiate che "NO", non sono andato a fare un colloquio alla FIAT (eh magari), diciamo che un indizio (facile facile) sul motivo del mio pomeriggio piacevolmente trascorso nel "salotto d'Italia" potete trovarlo qui.


martedì 9 settembre 2008

Buon Compleanno Chiara!!!

Torino: che gente e che città

Ieri pomeriggio (08/09/2008) ero a Torino per motivi che magari racconterò in seguito.

Nel tardo pomeriggio con un velocissimo giro di telefonate mi incontro nientepopòdimenoche con DESE.

Adesso non occorre che stia a dire le solite cose tipo: amico di vecchia data, compagno di mille avventure ecc.
Dese, è Dese (punto).
Salgo sulla sua Fiat Bravo nuova fiammante a pomeriggio ormai finito, e ci dirigiamo verso il centro del capoluogo piemontese.

Però, penso tra me e me: che bella città, che bei viali alberati, che ordine, che poco traffico. Come mai? Mi aspettavo tutt’altro e invece…


Breve passeggiata per le principali piazze del centro storico e infine ci sediamo nel più lussuoso caffè di piazza San Carlo per un aperitivo. Arrivano le nove di sera che nemmeno ce ne accorgiamo, peccato devo rientrare alla base.


Grazie Enrico, ciao alla prossima.
g.

martedì 2 settembre 2008

Festa dell'Anatra

Ricomincia da ieri sera la mia personale tournee alle sagre della provincia di Piacenza.
Primo appuntamento ieri alla festa dell'anatra a Rezzano.
Umidità da vendere e classica orchestra di liscio zum pa pa zum pa pa.
Piatto tipico i "magoncini al sugo con polenta", ottimi.
Stamane di buon ora corsetta per smaltire quanto assimilato.