venerdì 4 aprile 2008

Tre chitarre nella storia



Correva l’anno 1991 quando comprai questo album.
All’epoca possedevo un normalissimo impianto stereo della Sony, niente Hi-End, molto semplice e senza tante “pugnette” da audiofilo che mi sono venute col tempo, altri tempi.
Arrivato a casa, non credevo alle mie orecchie, tutte quelle note “mitraglite” (il termine è quanto mai azzeccato)con una chitarra, ma era possibile?

Andiamo con ordine e vediamo come si sono evolute le cose.

Tra il 1979 e il 1980 Paco de Lucia, John Mc.Laughlin e Larry Coryell si trovava in tournee in Europa alle prese con l’embrione del progetto “Guitar Trio”.
Risultato di questo primo esperimento fu il disco “Castro Marin” a catalogo nella discografia di Paco de Lucia.

Paco de Lucia: il più celebre e talentuoso chitarrista flamenco della seconda metà del ‘900. Tutt’ora re indiscusso del genere e solista ineguagliabile.

John McLaughlin: già collaboratore di Miles Davis nel periodo di Bitches Brew , autore in proprio e leader della Mahavisnu Orchestra, in perfetto equilibrio fra jazz/fusion, hard rock e tradizione indiana.

Larry Coryell: texano, iniziò a formare propri gruppi nel 1969, nell'allora dominante stile di blues rock psichedelico influenzato da Jimi Hendrix, per poi avvicinarsi in Spaces a John McLaughlin, Billy Cobham, Chick Corea e al futuro bassista dei Weather Report Miroslav Vitous.

In seguito a una serie di accordi saltati e malintesi fra la Columbia Records e Larry Coryell, alle prese con un periodo non fortunato dovuto al consumo eccessivo di droghe e alcool, il progetto non decollò definitivamente, e così alla fine del ’80 la sedia sul palco del Warfield Theatre venne occupata dal celebre virtuoso italo-americano nonché giovane allievo dello stesso Coryell: Al di Meola.

Al Di Meola, da sempre abituato a mescolare generi e stili (dai Beatles al Tango Argentino, alla World Music). Allievo dell’allora precursore della fusion music Larry Coryell, Di Meola nel 1974 venne arruolato da Chick Corea per formare insieme a Stanley Clarke e Lenny White i "Return Of Forever" un'esprerienza breve per quanto di seminale importanza.

Tornando al 1980:

Friday night in San Francisco è stato registrato al Warfield Theatre venerdì 5 di dicembre del 1980 ed è il risultato di questo fortunato incontro.


Il disco è strabiliante(bisogna sempre tener ben presente il periodo storico) e l'intesa tra i tre risulta assolutamente perfetta.

Di Meola, McLaughlin e De Lucia tecnicamente hanno tutto: velocità, destrezza, ritmo e molta leziosità.

“Friday night in San Francisco” più che un album di musica è un esercizio stilistico, questi tre signori mostrano al pubblico cosa si può fare con tre chitarre.

40 minuti di virtuosismo puro, è chiaro che la musicalità ne ha parecchio risentito, ma erano altri tempi, e inoltre c’è da dire che questo disco ha portato all’orecchio del grande pubblico un genere che altrimenti non sarebbe mai uscito dalla sua ristretta nicchia di affezionati, e in questo probabilmente resta la sua grandezza.


I brani:

1 .Mediterranean Sundance/Rio Ancho
2. Short Tales of the Black Forest
3. Frevo Rasgado
4. Fantasia Suite
5. Guardian Angel (studio)

Personalmente Frevo Rasgado è rimane secondo me la più coinvolgente e quella che preferisco, unita ovviamente alla notissima Mediterranean Sundance che ha un sapore veramente originale, ci vogliono dieci note dell’arpeggio iniziale per identificarla all’istante.

Negli anni a seguire i tre chitarristi seguiranno strade artistiche differenti.

Nel 1996, esattamente quindici anni dopo, probabilmente per le troppe insistenze delle major discografiche, o dei fans o delle riviste specializzate, che con interviste (tutte uguali) continuavano a chiedere ai tre se mai ci sarebbe stato una reunion, o più semplicemente perché era ora di farlo la reunion c’è stata.

La risposta dei tre mattatori della sei corde è arrivata forte e chiara, e per di più con la ciliegina sulla torta.

Se FDNSF si prestava benissimo a critiche negative per il troppo frullare di note veloci, questa volta di vera musica si tratta.

L'album riporta semplicemente i nomi dei tre artisti sulla copertina mantenendo gli stessi colori del precedentemente album, e una grafica, che seppur modificata, dichiara esplicitamente la sua origine.

Tecnica e musicalità si sposano magnificamente e danno spazio ad una creatività e a un gusto d'eccezione.


1.
La Estiba
2. Beyond The Mirage
3. Midsummer Night
4. Manha De Carnaval
5. Letter From India
6. Espiritu
7. Le Monastère Dans Les Montagnes
8. Azzura
9. Cardeosa


La presa sonora è delle migliori, i suoni delle chitarre sono ben presenti e centrati.
Si passa da brani con fortissime influenze della tradizione spagnola, La Estiba, a atmosfere morbide, quasi Gerswiniane in Manha da Carnaval.
La cosa che credo valga la pena di notare è la continuità che volontariamente o involontariamente è stata data a questo progetto.
Se il primo disco non si può NON avere mai sentito, neanche per sbaglio o solo per dire: "senti cosa fanno quelli li..." anche se alla lunga poi può risultare stancante, il secondo è sicuramente più adatto a un pubblico più vasto e sicuramente più ascoltabile a prescindere dall’interesse verso la padronanza tecnica o la speccolarità dell’esecuzione.

Ciao alla prossima,

g.

2 commenti:

KK ha detto...

ah no!!!non hai detto nessuno!questi si che suonano!!caspita se suonano!l'ho sentito anch'io quell'album, peccato che non ce l'ho!ma visto che me lo hai fatto tornare in mente, mi metto a cercarlo!
sono grandi, grandissimi!altro che....meglio non esprimersi va!
ciao Govons!
p.s:però potresti insegnarmi un po' a suonare la chitarra!io mi devo arrangiare da autodidatta!!figurati!!!però se mi senti potrei stupirti eh!sono persino riuscito a tirare giù l'arpeggio di Dust in The Wind dei Kansas!!!certo...nulla a che vedere con i 3 fenomeni del post!!!:-))

Anonimo ha detto...

anche io ho sentito il live, che dire... maestri della chitarra e unisono perfetto!